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-IL DELIRIO- SECONDA PARTE

-IL DELIRIO- SECONDA PARTE
di Carla Primiceri

(06 gennaio 2009) -IL DELIRIO- SECONDA PARTE.
Tratto da "Kastalias e il Solstizio d'Inverno"

(…) Guardò ancora verso le fiamme, lasciandosi andare al ricordo e cercando di visualizzare alcune delle scene appena viste per focalizzare particolari che non voleva dimenticare.
Pensò che la cosa migliore fosse prendere degli appunti, si alzò spostando delicatamente il muso di Titus, dirigendosi verso un cassetto della libreria, prese un blocco d’appunti e una matita.
Scrisse tutto ciò che ricordava, cominciando dall’ultima visione e a ritroso tutti gli altri sogni che aveva fatto negli ultimi mesi, cercando di concentrarsi per ricordare più particolari possibili, sensazioni, odori, colori.
Evidentemente tutto era legato, quelle immagini rappresentavano delle situazioni che Kastalias sentiva di aver vissuto in passato, tutto le sembrava familiare come se una memoria lontana di secoli riaffiorasse dal suo subconscio.


P. da dietro il suo libro la stava osservando, interessato a quella dinamica lenta che aveva animato la mente di Kastalias nell’ultima ora. P. aveva intuito che l’amica cominciava ad avere delle vere e proprie visioni, se ne era accorto da quel caratteristico tremolio che viene agli occhi quando si sogna senza dormire, doveva essere qualcosa d’importante se aveva deciso di trascrivere quello che aveva appena visto. Vedeva sul volto di Kastalias una certa inquietudine. Forse nel ricordare riviveva sensazioni ed emozioni che la mettevano a disagio, la impaurivano, soprattutto perché non riusciva a dare il giusto significato a tutto ciò che le stava accadendo. …Sentendosi osservata Kastalias alzò lentamente lo sguardo su P. il quale preventivamente si era rituffato nella Russia del 19° secolo. Trascrisse gli ultimi appunti, richiuse il quaderno e si diresse, con ostentata tranquillità, fuori dalla sala grande, verso i sotterranei. Neanche Titus si accorse dei movimenti di Kastalias restò tranquillo al suo posto, appollaiato ai piedi del camino. Discese cautamente verso i sotterranei, si diresse nella prima sala della biblioteca, alla ricerca del nascondiglio e del forziere d’argento. Lo aprì, con delicatezza tirò fuori il grosso volume, prese un candelabro acceso, una matita dal cassetto e dei segna libro in pergamena. Con la dovuta cautela, silenziosamente procedette fino alla fine dei sotterranei, nell’ultima stanza, dove si trovava l’oblò incriminato. Quest’ultima sala, a differenza delle altre, nascondeva all’interno degli archi due porte scorrevoli, in pesante legno massello di olmo, con intagli che raffiguravano scene epiche e frasi in latino e nell’antica lingua che solo Kastalias comprendeva. La richiuse dietro di se, ma prima sciolse le tende di velluto rosso che ne adornavano i lati. Prese una grossa poltrona dall’alto schienale, mise il candelabro su un piccolo tavolino al suo fianco, si sedette sulla poltrona a gambe incrociate e prese il libro, lo appoggiò in grembo e lo aprì. Cominciò a sfogliare le prime pagine, scrutò le antiche parole in ogni minimo dettaglio e sfumatura letteraria. Il manoscritto si apriva con la frase “Secreta aperientur, quos celabunt se, radio lunae plenae, prima nocte Solstitii Hiberni” (svelati saranno i segreti, a coloro che non si nasconderanno al raggio della luna piena, nella prima notte del Solstizio d’Inverno). Le pagine di antica pergamena erano molto fragili, bisognava maneggiarle con molta attenzione se si voleva evitare di strapparle o frantumarle. Così Kastalias cercò di usare tutta la delicatezza di cui era capace, inumidendosi le dita con la saliva, garbatamente girava le pagine sfiorandole leggermente. La prima leggenda era quella del Viandante, antica e rivelatrice di un passato di cui Kastalias non aveva più memoria, volti e nomi obliati dal tempo e dallo spazio in modo inesorabile, ma lentamente, lontano nei suoi ricordi di bambina, in Kastalias riaffioravano visioni sfocate di persone e situazioni che rianimavano il suo innato spirito avventuriero, facendole rivivere sensazioni dimenticate, restituendole quella sicurezza e quella consapevolezza che da tempo avevano lasciato il vuoto in lei. Affascinata da quelle innumerevoli possenti figure che con le loro azioni creavano la storia, avidamente continuò a leggere. Fu catapultata in magiche avventure, dove anche il più insignificante oggetto possedeva un valore importante o addirittura fondamentale per la salvezza o la distruzione di interi mondi. Ma Kastalias stava cercando qualcosa, non sapeva cosa di preciso, qualsiasi cosa avrebbe potuto aiutarla a capire l’arcano della porta d’acciaio e del tunnel. Il manoscritto apriva uno scenario inquietante, a dir poco sconvolgente, soprattutto per le numerose similitudini con alcuni dei suoi sogni. L’atmosfera descritta sembrava proprio la medesima e più leggeva, più le sembrava di vivere in un totale déjà vu, era esterrefatta. Fu turbata dalla descrizione di un oggetto che sembrava avere i medesimi intagli degli ornamenti indossati dall’enigmatica figura dello stagno. L’oggetto presentava le stesse iscrizioni, tutto coincideva con ciò che Kastalias aveva visto della sua visione. Kastalias sapeva di aver già conosciuto la figura che emergeva dalle acque, era un’allegoria che rappresentava arcani del passato, serviva a sciogliere degli enigmi, era la chiave di volta, il passepartout dei “Dogmi Hereldiani”…come le raccontava suo nonno quando era piccola. Solo da grande, dopo molti studi e approfondimenti capì di cosa si trattasse e quali potevano essere le numerose chiavi di lettura indispensabili per la loro interpretazione. In effetti, tutti gli incubi di Kastalias erano un perfetto modello di Dogma Hereldiano. L’atmosfera metafisica, la sospensione e la rarefazione, la personificazione e la traslazione, il “passaggio” e tutte le altre caratteristiche ne rappresentavano lo schema assoluto. Nella leggenda si narrava anche di un lungo passaggio, questo partiva da una lontana terra oscura e devastata dal male, si estendeva per diverse centinaia di chilometri, attraverso cunicoli scavati nella roccia nel cuore di montagne altissime, gallerie solcate al di sotto di fiumi e grandi laghi del nord, ma del luogo d’arrivo non vi era menzione…


06 gennaio 2009
Articolo di
primka
Rubrica:
Versi Liberi


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