Multiversi roundbox
Antichrist di Lars Von Trier

Antichrist di Lars Von Trier
di Dario Ameruso

(26 novembre 2009) Film filosofico, pittorico, psicoanalitico, che fa dell'introspezione dell'essere umano un viaggio psico-horror.
Opera densa di simboli, esoterici e biblici, che riflette beffardamente sulla complessità del “male”. Trattato per immagini sull'ambiguità della Natura: non più madre, ma matrigna, regno del satanico (evocativa la frase “la natura è la chiesa di Satana”), caos ingovernabile.

Accolto poco favorevolmente dalla critica e dal pubblico (misogino e sessualmente provocatorio le accuse) è l'ultimo film che il danese Lars Von Trier ha presentato al Festival di Cannes 2009.


Nel prologo, il figlio di una coppia (i bravissimi Wiliam Dafoe e Charlotte Gainsbourg, quest'ultima premiata come miglior attrice) precipita dalla finestra. Il tutto in bianco e nero, mentre la neve cade, su musiche di Handel. La coppia non trova più pace, la madre sente la colpa, il dolore, e non riesce più a riprendersi. La scelta da parte del marito psicoterapeuta di aiutarla diventa gradualmente psico-dramma. L'inconscio e i suoi simboli guidano la coppia verso “Eden”, tenuta di campagna, dove troveranno paura e follia. La “natura” che aveva già annunciato attraverso i suoi messaggeri l'incombenza del male e della morte, travolge tutto fino alla tragedia. Il profondo incontrollabile di lei ispirato dalle tesi sull'essere demoniaco della donna (lo studio storico sul Genocidio delle donne nel periodo dell'inquisizione che stava scrivendo chiusa nel bosco di Eden) si risveglia violentemente, diventando delirio, dissociazione. Seguono automutilazioni e amplessi sotto “l'albero della vita”. Il marito, dopo numerose violenze, uccide la moglie come estremo atto liberatorio. Il contrasto costante tra razionale/irrazionale, maschile/femminile viene finalmente pacificato, la natura sembra aver fatto il suo corso. Anche il bosco, facile metafora dell'inconscio, sembra meno minaccioso. Il groviglio di contraddizioni che vi sottende rimane in ogni caso insondabile. Diviso come consuetudine in capitoli e costruito su due soli attori, il film diventa quasi una seduta di psicoanalisi per le sue tappe nel dolore, per il suo onirismo (Von Trier ha ammesso di aver avuto un periodo di forte depressione), e a tratti sadico per le scene di sesso e mutilazione. Ogni cosa acquista valenza simbolica e le immagini evocative sono ricercate (il bosco e gli alberi, il tono generale, la luce). Qualche debolezza (su tutti la scena della volpe che sentenzia: “il caos regna”) non vanifica il valore di un'opera dalla regia maestrale, che suggerisce, mettendola in scena, l'ipotesi dell'Anticristo come demiurgo della natura. Un film perciò da vedere e meditare.

26 novembre 2009
Approfondimenti

PROLOGO ANTICHRIST (Video)

 © Multiversi Project 
Di link in link verso l'approfondimento
Contattaci
Ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n.62, si dichiara che Multiversi.info
non rientra nella categoria di "informazione periodica" in quanto
viene aggiornato a intervalli non regolari.