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Il serenissimo, ovvero il naufragio dell’etica pubblica

Il serenissimo, ovvero il naufragio dell’etica pubblica
di Carmelo Primiceri

“Quelli che hanno in animo di occupare le più alte cariche di governo devono possedere tre doti: innanzitutto, attaccamento alla costituzione stabilita, in secondo luogo una grandissima capacità nelle azioni di governo, in terzo luogo virtù e giustizia.” Aristotele
(10 ottobre 2014) Può un uomo pavoneggiarsi a unico interprete e portabandiera della volontà popolare italiana, auto-eleggersi traghettatore di inderogabili e non altrimenti formulabili riforme, ritenere se stesso statista di calibro mondiale e allo stesso tempo rifiutare ogni possibile confronto che non sia già preventivamente dirottato in suo favore, esautorare il potere legislativo della sua legittima autonomia, presentarsi in Europa con l'unico orizzonte di assecondare agende "altre" rispetto a quella dell’interesse degli italiani? Può, eccome se può. Ma solo se quell’uomo è Matteo Renzi.

Sì perché chiunque abbia ancora in sé un barlume di sensibilità per l'etica e la morale (ma anche per l'estetica, diciamocelo), seppure ben nascosto dietro anni di svilimento politico e arretramento culturale, quant'anche dimenticato tra una stanza del potere e l'altra, non riuscirebbe a reggere l'enorme fatica che comporta questa sorta di equilibrismo dialettico tra la vacuità contenutistica e la veemenza rappresentativa. E lo stesso Presidente Renzi, non che qui si voglia sminuire la sua specifica levatura, lo immaginiamo così impegnato nello sforzo di cui sopra da non avere energie per altro se non appunto il costante, eterno, inevitabile protrarre ad libitum le sue prove di abilità nell'arte del "convincente nulla", quasi costretto nel circolo vizioso dell'impegno vantato, tradito, smentito e riproposto ancora più grande e bello di prima.

Ed è un'arte in cui egli indiscutibilmente eccelle oltre ogni previsione. Come si spiegherebbe altrimenti la malcelata afonia di tanti commentatori, opinionisti e compagni di partito del serenissimo, che pur distinguendo, ammonendo, censurando alla fine poi sono sempre lì pronti a "gettare la spugna con gran dignità"? E come interpretare quell'assoluta "a-criticità" di tante persone, ombre di ciò che un tempo aveva ancora un senso chiamare "gente di sinistra"? Ridotti a "telespettelettori" come nemmeno il miglior Berlusconi aveva saputo catturare, sono divenuti ostaggi complici di questo solista del piffero, supinamente inebetiti di fronte a false speranze e vane promesse spacciate per sogni di imminente realizzazione, tra dieci, cento, mille giorni … o uno al mese, fate voi.


L'imperativo, sempre di più e sempre più esclusivo, è sondare gli umori, anabolizzare le aspettative, facendo intendere di avere sempre una ricetta in tasca, una soluzione già pensata, "la" risposta ad ogni obiezione. Basta fidarsi … anche se nel dubbio la fiducia è meglio chiederla, come ha imparato bene il ministro Boschi, seriamente intenzionata a infrangere tutti i record precedenti in fatto di "questione di fiducia". Ma d'altra parte, chi mai potrebbe negare un atto di fede ad una compagine governativa così seria e competente? Certo, i gufi saranno già pronti a srotolare la lista di tutti i provvedimenti con profilo di incostituzionalità, ma a che serve? Chi darà mai ascolto ai moniti del CSM quando il suo capo tace? A chi giova la via del diritto se possiamo tagliare per la scorciatoia dell'inciucio?


Smarrita la morale e straziata l'etica dentro e fuori le istituzioni, all'appello manca solo l'annichilimento delle coscienze individuali. Portato a casa quest'ultimo definitivo risultato, sarà fatta! L'Italia avrà abdicato alla mafia ed alle lobby massoniche, dopo una breve, sobria resistenza. Solo allora, improvvisamente, capiremo che lo stato di cittadini dormienti ci ha fatto risvegliare nella condizione di sudditi impotenti. Ci arriveremo e sarà troppo tardi. Prenderemo atto che il problema ci tocca, anzi ci toccava già da diverso tempo e avremmo potuto e dovuto fare qualcosa. Ma in una società in cui la logica del merito ha da tempo ceduto il posto alla logica del privilegio, fare qualcosa avrebbe significato anche rischiare qualcosa. Inaccettabile. 


 

10 ottobre 2014
Articolo di
carmelo
Rubrica:
Società


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