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Il sonno della ragione

Il sonno della ragione

(10 ottobre 2009) Stiamo vivendo giorni molto confusi e tristi. Giorni in cui la difesa dei principi sanciti dalla Costituzione, che dovrebbero semplicemente essere indiscutibili, ci ha visto partecipare accoratamente, coscienti e timorosi che l’impossibile poteva verificarsi. Giorni in cui abbiamo visto le tante tragedie che assediano il nostro territorio diventare pura propaganda, con i morti a fare da pulpito per i politicanti di turno. Giorni, ancora, di posti di lavoro che si perdono sempre più numerosi e di nuovi poveri, vittime di una crisi sostanzialmente sottovalutata dal governo, millantando una virtù che è frutto di una cattiva interpretazione dei dati, se non peggio, tutela di interessi opposti a quelli del popolo.

E questo quadro grigio e sconfortante, per di più, non ci viene nemmeno raccontato per com’è ma solo per come deve apparire. Un’informazione ormai serva distorce la verità, trasformandola per compiacere e nascondere, salvaguardando il punto di vista dell’unico interlocutore possibile, il padrone, impedendoci di individuare le responsabilità una volta constatato fugacemente il danno. Quando la constatazione del danno ci è permessa. E quelle poche isole di approfondimento che cercano di raccontare i fatti con imparzialità vengono denigrate, ostacolate, ghettizzate.

Questa decadenza sociale ed istituzionale potrebbe sembrare l’effetto del “Berlusconi di turno”, ma anche lui è figlio del suo tempo e come tale non è che il prodotto della graduale perdita dei valori di cui siamo tutti allo stesso tempo artefici e vittime. Berlusconi è solo l’ultimo arrivato, altri ce ne sono stati prima e, purtroppo, non c’è abbastanza fiducia per dire che non ce ne saranno ancora. Dopo tutto, il “modello Berlusconi” è in realtà lo stesso della Prima Repubblica, del fascismo, dell’Unità d’Italia senza gli italiani, del potere Temporale della Chiesa, e così via … solo riadattato ai tempi che cambiano. Massificato, spettacolarizzato, amplificato perché direttamente proporzionale alla deriva dell’etica e della morale.

Ecco perché, per quanti possano essere gli oppositori politici, i liberi pensatori che non si riconoscono nelle stesse idee, le persone che per semplice onestà rifiutano di essere rappresentati dal “modello Berlusconi”, resta un fatto vero tra tutti i vaneggiamenti ed i deliri nelle sue parole: egli ha il consenso dell’elettorato. Questo significa che la sensibilità collettiva di una nazione è sulla sua stessa lunghezza d’onda, bramosa di essere parte attiva di quel modello per godere dei vantaggi che comporta, senza un minimo di preveggenza su quello che lascerà dietro di sé.

Viviamo, quindi, anche il tempo della falsità e del compromesso. Con noi stessi. Ci stiamo lentamente ma inesorabilmente assuefacendo ad un modus operandi che tollera, quando non predilige, il vizio della forma pur di non rinunciare alla sostanza. L’affannosa ricerca del vantaggio sembra essere il nostro unico obiettivo, con la pretestuosa giustificazione che il mondo è dei furbi, e che i furbi sono sempre gli altri. Abbiamo dimenticato che ognuno nel suo piccolo ha una grande responsabilità: difendere la propria integrità, ad ogni costo. Questa è la prima pietra, su cui tutto si può costruire. L’integrità non ammette compromessi, non ammette di essere scalfita. L’integrità si mantiene o si perde completamente. Avere la forza di mantenerla, nonostante tutto, è l’essenza della libertà, intesa come impegno, responsabilità, amore. Senza integrità non siamo liberi, senza libertà perdiamo noi stessi. Che altro c’è di più caro in gioco?

di Carmelo Primiceri

10 ottobre 2009
Articolo di
carmelo
Rubrica:
Società


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