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A walk in the park

A walk in the park
di Paola Merlo

"I have a dream - a dreadful dream -
A dream that is never done.
I watch a man go out of his mind,
And he is My Mother's Son.

..."

Rudyard Kipling "The Mother's Son"
(11 novembre 2012) Quale è il limite che dobbiamo mettere fra noi e l'amore.
Fino a che punto ci possiamo far avvicinare senza smettere di essere.
E chi è più forte fra il debole e chi si fa sopraffare dal debole.


Le nostre vite ripercorse indietro, fotogramma per fotogramma, ricordo per ricordo, ci possono svelare il momento esatto in cui abbiamo iniziato a cadere, a scivolare, ad indietreggiare, quando gli altri continuavano ad andare avanti.



Cosi' sullo schermo cinematografico la vita di Brian Fass, ci si apre davanti, dettagliata fino al morboso, a mostrare una storia familiare disturbata. Le immagini super otto dei fratelli Fass che corrono felici sul prato di casa o le polaroid di Alice che abbraccia i figli fanno solo da prologo alla dissezione che il regista farà di una famiglia media, persa nell'ossessione e nella malattia. 



Alice è una casalinga sposata ad un avvocato, sorridente e bella. Negli anni comincia a perdere luce fino a che non arriva il divorzio e resta sola con i suoi figli. 



Li ama, uno in particolare, il primogenito, Brian. Lo ama fino a disprezzare il secondo figlio che non la perdonerà mai. Brian, invece, le resterà vicino, soprattutto quando si ammalerà, così vicino da non lasciarla neanche per lavorare o uscire con le ragazze. La ama a tal punto da avvitarsi in una spirale che lo porterà alla depressione, alla dipendenza dagli psicofarmaci che saranno tanti e vari, all'eletroshock, all'abbrutimento. In un doppio legame, stretto sempre più stretto, che porta a farsi più male più ci si ama.



Il cerchio si spezza quando Brian resta solo, dopo la morte della madre. Dovrà avere a questo punto il coraggio di uscire dal comodo grembo che lo aveva protetto dal suo stesso giudizio per affrontare tutto quello da cui si era o era stato allontanato. Inizierà con una passeggiata nel parco, che diventerà sempre più lunga, sempre più leggera.      



Il film documentario di Amos Poe, direttore e sceneggiatore cinematografico americano, si sviluppa utilizzando tanti filmati montati ed innestati con immagini, interviste, testi, musica e poesia. L'effetto risultante è troppo ridondante e opprimente. I momenti di forte tensione emotiva, tirati troppo, esasperano lo spettatore invece di trattenerlo. In questo sforzo non riuscito cadono di sicuro le citazioni cinematografiche a Psycho e Il corridoio della paura che hanno il risultato di iper drammatizzare la narrazione. 



"A walk in the park"  è uno dei film presentati nella categoria CinemaXXI del Festival Internazionale del film di Roma 2012, in programmazione dal 9 al 17 Novembre.


11 novembre 2012
Articolo di
Paola
Rubrica:
CINEMA


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