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La vitalità distruttiva del “movimento 5 stelle”

La vitalità distruttiva del “movimento 5 stelle”
di Chiara Merlo

“ogni giorno ha la sua pena”
Pier Luigi Bersani
(27 febbraio 2013) Abbiamo a lungo sperato in una critica radicale (un’opposizione politica e netta) al sistema (assai marcio) in cui per anni ci siamo ostinati a “resistere”, perché non fosse troppo difficile altrimenti la quotidianità, dovendo magari rinunciare a quei piccoli vantaggi del “benessere” cui nessuno di noi in verità rinuncerebbe. Una quotidianità sostenuta perciò con l’ignavia che ci siamo concessi per un ventennio (per più di un ventennio della nostra storia, dal novecento fino ad oggi), così da non rischiare mai di doverci mettere in discussione come “cittadini” (mai valutati da noi stessi per ogni sprovveduta autodeterminazione). Quella critica, quell’opposizione, abbiamo creduto potesse venire solo dall’esterno, e che dall’esterno potesse essere anche indolore.

Abbiamo cioè sperato che qualcuno si mettesse da fuori a dirci che non eravamo noi a essere così sbagliati, invece soltanto chi ci stava governando. Più o meno da sempre. E la scatola-Paese dove eravamo stati rinchiusi ci aveva definitivamente intrappolati, nostro malgrado. E per questo motivo abbiamo creduto di dover s(u)opportare questa nostra involuzione, quel mutamento sociale allo scadimento culturale irreversibile rappresentato eloquentemente dalle macerie infracidite di Pompei (ma perché non andiamo a salvarle quelle macerie). E così abbiamo anche sopportato di essere di tanto in tanto giudicati, ma solo da lontano. Dall’Europa, dal Mondo. E solo per quei principi altrui che aleatoriamente abbiamo lasciato come sospesi, oppure filtrati in modo strumentale dalle ideologie di un sofferto passato fatto di troppi morti, oggi, fra le mani sporche della corruzione ovunque, irriconoscibili anche agli storici, eppure ancora contrapposte, quelle ideologie, solo nella illusione di cautelarci (ipoteticamente) dal “disfacimento”, non ci hanno in realtà permesso (pur salvaguardandoci dal passato) uno sguardo interiore (via via ormai insostenibile), così non consentendoci di riflettere su questa nostra attuale misera esistenza, mai veramente stata solidale.


Se avessimo solo usato uno specchio di fronte al nostro “fare”, accorgendoci proprio dell’imbroglio che giocavamo a noi stessi, forse avremmo avuto davvero qualche altra possibilità per “fermare il declino”. Se ci fossimo guardati, gli uni con gli altri come riflessi, e ci fossimo rimproverati la prepotenza e l’arroganza (la crudeltà) del nostro stare insieme in questo paesaggio ambientale comune, violentato e disfatto, ci saremmo “riconosciuti” in ogni singolo comportamento antisociale ostinatamente e sfacciatamente tenuto fino a questo punto (invece condonato, giustificato, neutralizzato, anche col compiacimento di una intera collettività, sempre gratificata da illegittimi arricchimenti, immeritati apprezzamenti e titoli onorifici; questo è il destino di certi “invalidi” civili...e la società in questo modo si è resa sempre più ottusa e “arraffatrice”). Ciò senza capire che ogni giudizio o valutazione astratta di noi su noi stessi, guardandoci solo dal di fuori, e non potendo che essere fatti solo attraverso fittizie ideologie ammassate e massificate, sbiadite in slogan troppo abusati e perciò diventati ormai qualunquisti, ci avrebbero comunque lasciati alle relazioni violente del nostro tempo, e fra quelle a soffocare com’è già da un pezzo senza soluzione, in una società putrefatta e senza presidi dove l’opportunismo verso cui noi tutti, tutti i giorni, siamo stati costretti a crescere e a diventare ha fatto del “noi” un non-significato, e lo stesso di ogni nostro plausibile potenziale sviluppo.



In questo contesto di sopraffazione e insofferenza reciproci, dove tutti ormai siamo diventati padroni indifferenti del nulla, piccoli re usurpatori senza corona, ma sempre pronti alla guerra per il saccheggio: Berlusconi, e la sua macchiettistica impostazione relazionale, ridicolmente imposta dall’alto in un delirio di onnipotenza che vuole essere “virile”, e Bersani, con quell’idea pseudo intellettuale di sinistra da “smacchiatore”, snob e moralista, hanno contribuito a fare degli italiani una comunità flaccida e senza prospettive. Allo stesso modo anche gli altri protagonisti della politica (partitica, paralitica) italiana. Specialmente quei burattinai (massoni) delle polarizzazioni e parcellizzazioni solo fittizie che stanno dietro al tutto.



Ma il sistema marcio di donne abusate, di ricercatori abusati, di detenuti abusati, di futuro abusato, di spiagge e mari abusati, di città abusate...restiamo sempre noi, anche quando andiamo a votare “democraticamente”: e perché votiamo “contro” (o “per”) chi (invece non) vorrebbe annullare quei nostri piccoli abusi quotidiani di cui ci nutriamo e ci siamo nutriti in tutti questi anni, e che pure hanno reso sostenibile questa nostra abulia: la vogliamo comoda la nostra vita, è quella che abbiamo scelto anche a scapito degli altri (e davvero possiamo sostenere che non ce ne siamo accorti!?). Possiamo passare la fila in ospedale, magari a scapito di un bambino o di uno straniero (magari dicendo: forse era meglio se se ne stava a casa sua, nel suo Paese), assicurarci uno stipendio con la raccomandazione, magari senza competenze, o una pensione baby solo lavorando saltuariamente e per pochi anni...davvero non considerando che questo comportamento sarà stato pur sempre a scapito dei nostri stessi figli, dei nostri stessi nipoti, e che perciò è stata, ed è, colpa nostra se poi non troveranno un lavoro, quanto meno non gratificante, o solo precario? Sono quelli che abbiamo chiamato “bamboccioni” perché non si sono accontentati, quelli caparbiamente “choosy”, sciocchi e pignoli di fronte al lavoro (misero e miserevole) che viene loro offerto (come un’elemosina).



Abbandonati in questa nostra quotidianità (fittizia e immobile) all’interno di questo sistema dove evidentemente rimane assai bene inserita, è stato così facile distruggere il futuro e il merito in venti anni, da noi stessi, che i nostri stessi politici non hanno fatto altro che assecondarci, anche se in cambio hanno voluto dei vitalizi e dei privilegi, e glieli abbiamo concessi, arricchiti da questo nostro compromesso con loro, sempre perché questa nostra misera quotidianità potesse essere ancora protetta.



Se a questo punto volessimo fare un’analisi politica delle ultime elezioni 2013, un approfondimento dopo lo scoraggiante percorso che abbiamo fatto fino a qui, dovremmo superare quel vizio degli argomenti da tutti quasi sempre taciuto, smontare quel pregiudizio ormai troppo diffuso e sottinteso: non sono gli italiani ad essere stati mortificati dalla politica, la politica è stata rovinata dalla corruzione degli italiani, di tutte le categorie e fasce sociali, dai ricchi fino ai poveri. E se sono stati gli italiani a volerlo questo sistema ingiusto, costruito meticolosamente nel tempo, perché salvifico di condizioni di privilegio ormai già dai più ferocemente acquisite, come ci si può mettere dal di fuori per giudicarlo sbagliato questo sistema? Sarebbe semplicemente come operare una finzione, ed è decisamente inaccettabile.



L’innesto dei “grillini” in Parlamento sarà sembrato fortemente scoraggiante a chi da troppo tempo belava rinchiuso nel recinto del bipolarismo all’italiana. E ai più, conservatori, sarà sembrato fin troppo aggressivo, primitivo, il metodo ed il linguaggio, ma l’ingovernabilità in cui pare ci abbiano spinto, dovremmo accorgerci, è pur sempre una rivoluzione, forse subita senza il consenso velleitario di una passione ideologica dal basso, ma comunque sempre venuta dal basso. E perché a questo punto la si dovrebbe scongiurare?



All’immobilità (e all’immobilismo) si è contrapposta l’ingovernabilità (e forse è questa una punizione per aver votato, chi a destra e chi a sinistra, comunque sempre a favore dell’immobilità). Così anche gli astenuti sono stati puniti per questa volta. Il loro cinico disappunto mai veramente coraggiosamente agito è stato burlescamente superato da questa bufera.



È come se fosse entrato nella scatola un topolino, furtivo come il futuro che ci era stato più volte levato senza ragione, clandestino, a dirci dei pericoli di cui nel tempo non abbiamo voluto assolutamente accorgerci, e adesso i lati di quella scatola non sono più sicuri, forse non si reggono più in piedi. Ma che importa, forse è meglio aprirla definitivamente questa scatola, forse anche distruggerla. Forse di topolini ce ne sono così tanti sotto i piedi e nelle pareti, che fanno scricchiolare tutte le tavole marcite del pavimento. Ma se finalmente ci siamo accorti del marciume su cui camminiamo, forse rincorrerlo quel topolino sarà vitale.


27 febbraio 2013
Articolo di
nostoi
Rubrica:
Società


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Ecco perché il Movimento 5 stelle ha difeso il sitema un'interessante analisi (contraria evidentemente a quella espressa in questo articolo) del collettivo Wu Ming pubblicata sul sito di Internazionale e ripresa dal Blog di Gad Lerner



Corriere TV - Elezioni 2013 ...il video: "La notte del Pd e il dilemma Grillo"Sfilata di dirigenti (da Fassino a D'Alema) dopo la delusione elettorale (di Nino Luca)



Gli eletti al Senato del Movimento 5 stelle



Gli eletti alla Camera del Movimento 5 stelle



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A proposito di Pompei, arte e cultura



Un articolo di Carlo Patrignani su L'Huffington Post



 il Surrealismo di Edgar Ende (anche l'immagine del titolo è un ritaglio di una delle opere di questo autore)


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