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Jana Sterbak

Jana Sterbak

(04 novembre 2008) Le poche opere raccolte sono fogli di quaderno dove descrivere volti di dolore senza sguardo, corpi filiformi che rifiutano ogni sembianza.
Urla di donna abusata. Disegni di mani alzate: rami di albero. Gambe abbandonate a intime esternazioni. Sesso agonizzante e facce di uomini striscianti come vermi.

Esecuzioni interiori i corpi a metà, mutilati del cuore e della mente.

Percorsi esistenziali soltanto tratteggiati e già così esaurienti: incubi di realtà metafisiche in forme semplici.

Una grande sala per un piccolo angolo di parete dove è possibile andare e aprire un singolare diario di emozioni: estremo.

L’autrice cecoslovacca che vive a Montreal utilizza schemi di espressione inusuali, strumenti nuovi…

Conosciuta per le sue importanti installazioni (come Flesh Dress o Telecommande), è protagonista dell’arte contemporanea per un idea di corpo che diventa luogo di riflessione, simbolo femminile di prigione e coartazione.

Forme artistiche che non si possono spiegare o descrivere, forse raccontare, comunque…”Pensare ad alta voce”.

di Chiara Merlo

04 novembre 2008
Articolo di
nostoi
Rubrica:
Arte


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