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Tony Rice, l'uomo a sei corde

Tony Rice, l'uomo a sei corde
di Fabrizio Comerci

(04 febbraio 2009) Se avete problemi a digerire le sonorità bluegrass, se le vostre orecchie si chiudono alle corde pizzicate, desistete dal leggere questo articolo. Se invece siete curiosi di scoprire musicisti di talento e gusto, nati con lo strumento imbracciato e progrediti con la dedizione di artigiani, se amate la musica acustica suonata con perizia, Tony Rice è il vostro uomo. L'uomo a sei corde

Un primo assaggio della sua tecnica lo potrete avere con il video della ballad Church Street Blues, pezzo originariamente composto da Norman Blake e contenuto nell'album di Rice il cui nome omaggia la canzone (Church Street Blues - 1989).


Chiunque abbia messo le mani su una sei corde acustica, sicuramente apprezzerà la velocità, la fluidità, il gusto e la pulizia dell'arpeggio flatpicking. Rice nasce nel '51, in Virginia, in una famiglia di musicisti. Come capita solo in alcuni generi musicali, la carriera di strumentista-cantante, lo porta a collaborare con le maggiori personalità del bluegrass, consolidate e nascenti (Clarence White, J. D. Crowe, Ricky Skaggs, Jerry Douglas, David Grisman).


Intanto affina la sua tecnica di flatpicking, utilizzando scale con toni jazzati che si discostano dalla musica root per creare l'inconfondibile miscela targata Rice. E così fa anche nelle produzioni studio. Il primo album a suo nome è lo strumentale Acoustics (1979), nel quale si avvale di Sam Bush (grande mandolinista), Richard Greene (violinista o, meglio, 'fiddler'), Mike Marshall e David Grisman (pezzi di storia del mandolino). Album che utilizza strumenti e tecniche bluegrass per comporre musica con forti sfumature jazz-fusion e con cambi melodici che ricordano il progressive.


Ma se pensate che Rice abbia rinnegato presto le proprie radici, vi sbagliate. Dagli anni '80 inizia la produzione di una serie di album che segnano il canone del bluegrass (i 6 volumi dei Bluegrass Album), nei quali collabora con i migliori sul campo. Da non perdere l'album Rice & Skaggs (1980), nel quale le armonie vocali suonano perfette e chitarra e mandolino fanno il loro mestiere. Un secondo assaggio lo trovate qui.


Non poteva infatti mancare la dimensione live del bluegrass; sessioni jammate nelle quali basta un'occhiata per scambiarsi un a-solo. La formazione è straordinaria: oltre a Rice, ritroviamo Sam Bush (mandolino), Bela Flack (il musicista che ha fatto del banjo uno strumento a 360°), Mark O'Connor (polistrumentista che rende magico il fiddle), Jerry Douglas (un mostro sacro del dobro slide) e Mark Schatz (al basso). Se non avete battuto il tempo con il piede, andate dall'otorino.

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