Multiversi roundbox
JEFF BECK -

JEFF BECK - "Live at Ronnie Scott's"
di Dario Ameruso

(26 febbraio 2009) EL BECKO...passion, grace e fire


Dal vivo Jeff Beck incanta, mostrando tutta la sua arte in un disco ("performing this week ...live at Ronnie Scott's") davvero bello, intenso e denso di atmosfere.
La modestia e la poca duttilità alle scene, nonché le alterne fortune discografiche, fanno quasi passare inosservato un (as)saggio musicale di vera bravura.
Registrato in uno dei più famosi jazz club di Londra in compagnia di ottimi musicisti tra cui Vinnie Colaiuta (uno dei migliori batteristi al mondo, già collaboratore di Frank Zappa e di un numero indefinito di artisti), la brava Tal Wilkenfeld al basso, Jason Rebello alle tastiere, costituisce quasi la summa musicale di una carriera iniziata ormai tempo fa, precisamente nel terreno fertile dell'Inghilterra fine anni '60.

Il multiforme sentiero di questo live abbraccia varie epoche, vari stili e tendenze, dalla fusion al jazz-rock, dal blues fino al reggae e all'elettronica.

L'apertura è affidata a “Beck's Bolero” (brano scritto da Jimmy Page), un classico del repertorio;
si prosegue poi con “Eternity's Breath”, pezzo denso di ritmo per un jazz-rock marchiato '70 del grande J. McLaughlin.
Vera energia sprigiona la cover “Stratus” di Billy Cobham, con la Fender di Beck che non smette di meravigliare, liberandosi su una base ritmica di vera potenza e raffinatezza.

L'ormai classico “Cause we 've ended as lovers” è solo la conferma della grande atmosfera che Jeff Beck, coadiuvato dal basso della Wilkenfeld, riesce a creare.
La chitarra inventa incessantemente, sperimenta, ne sono prova il reggae “Behind the Veil” e “Nadia”, pezzo di elettronica dell'anglo-indiano Nitin Sawhney che Beck rilegge sostituendo alla voce la chitarra con vera maestria, non facendo nemmeno per un attimo rimpiangere l'originale.

“Blast from the est” e “Led Boots” sono vere e propie cavalcate elettriche che portano dritto alla fusion densa di “Angels” e al bellissimo medley “Goodbey pork pie hat/Brush with the blues”.
All'intro in chiave fusion sulla cover del pezzo di Charles Mingus s'aggancia il blues dal tocco fatato di Beck, sempre guidato da una specie di grazia, alternata a una carica passionale di rara bellezza.

Le stesse sonorità caratterizzano i brani di chiusura, la beatlesiana “A day in the life”(altra cover) e “Where were you”.

Disco strumentale di grande fascino, misto di fuoco e grazia, miscellanea musicale, rimane fonte d'ispirazione per tutti i chitarristi in erba e non solo, perché suonato magnificamente da un talento che ha segnato indelebilmente la storia della musica rock.
 © Multiversi Project 
Di link in link verso l'approfondimento
Contattaci
Ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n.62, si dichiara che Multiversi.info
non rientra nella categoria di "informazione periodica" in quanto
viene aggiornato a intervalli non regolari.