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Oltre i cento passi

Oltre i cento passi

(28 maggio 2010)

Agli uomini senza onore che muoiono ogni giorno...
Da chi è morto una volta sola


Molti danno la colpa al sole di Sicilia per quelle lacrime improvvise e guardano verso l'alto.
Altri, col mento nascosto nel collo, le lasciano scivolare sulla maglietta bianca.
Pochi le trattengono, le lacrime


Il Silenzio, suonato dall'alto del palchetto davanti all'albero di Giovanni Falcone suona una nota di dolore per ognuno dei presenti. Sono centinaia.
Quanto pesa questo minuto. Quanto dura.

Un dolore intimo che quello accanto avverte nello stesso identico modo.

Ed è strano, perché qualcuno serra i pugni e allora ti ricordi che rabbia è il secondo nome di memoria
Di questa memoria che si muove sulle gambe di molti, come aveva sperato lui, Giovanni Falcone, che a questo passaggio di idee da uomo ad uomo ci aveva creduto.

Siamo qui, a prendere sulle spalle quelle idee e a farle camminare

Sulle nostre gambe. Capaci, provincia di Palermo. Il 23 maggio 1992, alle 17 e 58 morivano in un attentato il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, Vito Schifano, Antonio Montinari e Rocco Dicillo. L'dimenticati. E' l'aria che si respira sul ponte 5 della Snav Sardegna che attende nel porto di Napoli i suoi 1000 ragazzi in partenza per Palermo. La nave ha una specifica importante: è quella della Legalità e questo viaggio, che ormai è giunto alla sua 5° edizione, è il viaggio di chi non dimentica. Di chi non crede sia finito tutto, di chi si indegna per le ingiustizie, per i morti. La Nave della Legalità quest'anno fa il bis: la più grande mobilitazione nazionale contro la mafia raccoglie più di 2500 studenti da tutte le regioni d'Italia. Dal porto di Civitavecchia salpa anche la Snav Toscana. L'incontro delle due grandi navi che entrano nel porto di Palermo alle 8 del 23 maggio, è salutato da un turbinio di colori. Le accoglie l'Inno d'Italia e la voce della professoressa Maria Falcone, commossa ma salda. Mentre il cielo stende il suo azzurro più lucente e punta il sole con uno spillo, parte l'attacco di una ben nota Borgo Nuovo, Magione, Brancaccio, fieri, perché questa terra di sangue è soprattutto una terra di uomini e donne elaborano. Il rifiuto di queste morti è obbligatorio. Addiopizzo ricordano i nomi delle vittime. Al muro, il manifesto sdrucito che ricorda Silenzio che oggi ha due mani. Una percorre i tasti della tromba. L'altra, silenzio vero, serra le labbra di centinaia di ragazzi. Quando la musica termina è incessante l'applauso che sale dalla strada. Un lungo saluto corale, una promessa sancita ancora, giurata e suggellata sul sale di queste lacrime. Salate come il mare di Sicilia. Qui, dove la rabbia diventa memoria, il futuro cammina sulle gambe di molti e va verso il mare, per tornare a casa. L'Italia che spera lascia la Sicilia. Con la convinzione che molti uomini sopravvivono soltanto, pochi, pochissimi vivono intensamente. Questi uomini non passano. Questi uomini sono ancora qui


di Veronica Turiello


 

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