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50 ANNI DI SPAGHETTI WESTERN, DA “PER UN PUGNO DI DOLLARI” AL BOOM DEL GENERE

50 ANNI DI SPAGHETTI WESTERN, DA “PER UN PUGNO DI DOLLARI” AL BOOM DEL GENERE

Le cose viste dall'alto fanno sempre meno impressione. (Joe, da " Per un pugno di dollari ")
(10 ottobre 2014) Mezzo secolo di Western all'Italiana.
Poco tempo? Un'eternità? Giudicate voi.
Sta di fatto che, quel 12 settembre del 1964, lo stravolgimento attuato dal mitico Sergio Leone e dal suo "pugno" di attori, cambiò per sempre l'approccio al mondo dei pistoleri a cavallo (e non). E' come se il regista romano avesse dato il la alle grandi rivoluzioni culturali che di lì a poco si sarebbero verificate. Su tutte le rivolte giovanili, ma anche quelle che entrarono più nel particolare, come la rivoluzione del rock esplosa con Jimi Hendrix. Ebbene, si.
Si potrebbe dire, a scanso di eresie, che Jimi Hendrix è stato il "Sergio Leone" della chitarra elettrica e, viceversa, Sergio Leone il "Jimi Hendrix anticipato" del cinema western, un genere che stava inesorabilmente volgendo al declino e che invece ha subìto un restyling pazzesco.
Ritorniamo a quella data magica: 12 settembre 1964.
Siamo in un cinema di Firenze. E' la notte della première di Per un pugno di dollari, un film girato a basso costo, con un regista che veniva dal mondo dei film peplum e con attori semisconosciuti o comunque appartenenti a diverse categorie di spettacolo.
La produzione ha affrontato decine e decine di peripezie durante le riprese, tante da temere di dover rinunciare alla pellicola. Su tutte, spiccò la causa legale intentata da Akira Kurosawa nei confronti di Leone, reo di aver plagiato la trama del film "La sfida del samurai", la cui visione gli era stata consigliata da Enzo Barboni (il regista famoso per essere il "papà" di Trinità).
In realtà era evidente quanto le due trame si somigliassero per sommi capi: il samurai-pistolero senza nome entra in un villaggio in cui tiranneggiano due famiglie rivali, riesce a metterle una contro l'altra, aggiunge il suo "contributo tecnico" per distruggerle ed infine riporta libertà e pace nel villaggio. Ma il colpo di scena della vicenda, che ammorbidì le sorti del film di Leone, fu un'idea di Tonino Valerii, condivisa con gli avvocati difensori della Jolly Film (la casa di produzione, ndr): l'accostamento della trama non alla pellicola nipponica, bensì all'opera di Goldoni Arlecchino servitore di due padroni.
Così accadde che a Kurosawa furono concessi solo i diritti di distribuzione in Giappone, Sud Corea e Taiwan, più il 15% degli incassi in tutto il mondo. Ma, al di là di tutto, a Leone venne riconosciuto da più parti il modo eccezionale di "girare", rispetto al collega del Sol Levante.
E' qui che Per un pugno di dollari diventa breviario per la scrittura di genere. E' qui che vengono dettate le linee di scrittura che diventeranno archetipi dello Spaghetti Western che è divenuto storia.
INQUADRATURE - Gran lavoro di Sergio Leone in questo senso. Le tecniche utilizzate per inquadrare ambiente e personaggi sono significative, a tal punto da essere considerate vere e proprie "genialità" in àmbito cinematografico universale. Basti pensare al famoso "raccordo di sguardo", che Leone utilizzò soprattutto durante le scene dei duelli: inquadrature ravvicinatissime per i duellanti, in modo da far notare tutto, dagli stati d'animo ai dettagli fisici dei volti. Ecco, tutti gli Spaghetti Western che via via si susseguirono nel corso degli anni non poterono prescindere da questa caratteristica prettamente tecnica.
PERSONAGGI - Anche in questo caso l'innovazione è stata notevole. In barba ai cowboys di John Ford, Sergio Leone mostra al pubblico i suoi personaggi nel modo più naturale possibile: barbe incolte, facce sudate e abbronzate, sia per via del presumibile caldo delle zone, sia per via della scarsità di igiene dell'epoca in cui si ambientavano le storie. Perciò ci troviamo di fronte a personaggi realisticamente rudi, senza troppi scrupoli, che lasciano parlare più il corpo (e le armi) che tutto il resto, in un tourbillon cinestesico che in qualche modo turba lo spettatore, ma non solo: Leone intendeva soprattutto stupire chiunque guardasse i suoi film, l'effetto sorpresa era senz'altro una delle sue preoccupazione principali. Caratteristica peculiare si riscontra anche nei personaggi secondari, come il becchino del paese, stereotipo che comparirà in centinaia di altri western, nonché il ruolo della donna, tenuta non in grande considerazione dal regista romano, rea, a suo dire, di "ostacolare la sopravvivenza" in un avventura western! In seguito le considerazioni di Leone cambiarono, quando scelse Claudia Cardinale protagonista assoluta in "C'era una volta il west"; la sperimentazione di una donna "pistolera" avvenne con "Giarrettiera Colt" (Gian Rocco, 1967), in cui Silvana Bacci è un'abile tiratrice nonché giocatrice di poker (tuttavia il film non ebbe il successo auspicato). Ad ogni modo, le donne non ebbero vita facile, costrette spesso ad impersonare prostitute di saloon o ragazze indifese rapite dal cattivo di turno e salvate dall'eroe (o antieroe, come leggeremo qui di seguito).
UOMO SENZA NOME (E NOMI CLASSICI): Ecco la figura principale. Il protagonista indiscusso del film. L'Uomo senza nome. Per Sergio Leone è un personaggio perfettamente definito, tant'è che comparirà, con caratteristiche più o meno simili, nell'intera Trilogia del Dollaro. Joe, il Monco, Biondo, semplicemente Clint Eastwood. Un volto più che un attore. Poche espressioni per un viso da duro impenetrabile (per quanto concerne l'abbigliamento e gli accessori rimandiamo al punto seguente). E' un antieroe, appunto, che non si crea scrupoli nell'eliminare due bande rivali per il suo obiettivo: ricavarci più denaro possibile. Ma Joe è anche un eroe, perché salva la famiglia vittima dei soprusi di Ramòn Rojo (un Gian Maria Volonté da poco impiegato nel cinema, che recitò con maestria drammatica, nonostante non ritenesse il film un granché). L'Uomo senza nome, legatosi definitivamente al volto di Eastwood, non riuscì in seguito ad essere attribuibile ad altri attori in altri western, forse per evitare scopiazzature malriuscite. Se non altro i registi, da allora in avanti, utilizzarono svariati nomi originali, con caratteristiche personalizzate, che fecero più o meno la fortuna di diversi attori: pensiamo a Tuco (Eli Wallach), Django (Franco Nero), Sabata (Lee Van Cleef), Ringo (Giuliano Gemma), Sartana (Gianni Garko), Cuchillo (Tomas Milian), Trinità & Bambino (Bud Spencer & Terence Hill), e molti altri. Per gli appassionati del genere, la discreta originalità di alcuni di questi personaggi era legata ad armi ed accessori legati ad essi
ARMI, ABBIGLIAMENTO E FETICCI: Possono mancare armi in un genere sanguinolento come il Western All'Italiana? Certo che no. Ma rifacendoci a quanto scritto prima, molto spesso la fantasia dei registi associò tipi di armi diverse a seconda del personaggio. Celebre il dualismo Joe-Ramòn, in "Per un pugno di dollari", su quale arma fosse più efficace: pistola o fucile? E fin qui ci fermiamo alle armi classiche. Ma guardiamo ai personaggi citati prima: Django portava una mitragliatrice nascosta in una bara; Sabata aveva una pistola Derringer che poteva sparare quattro colpi anche dal calcio; Sartana, oltre ad avere una Derringer con dei semi da gioco disegnati sul tamburo, aveva una carta da gioco di metallo che usava come una "stella ninja"; Mannaja (interpretato da Maurizio Merli) usava prevalentemente delle accette. E tanti altri ce ne sarebbero da citare, con armi ancora più assurde.
Passando all'abbigliamento e ai feticci, guardando all'Uomo senza nome-Clint Eastwood abbiamo degli standard: il poncho (che dal primo film in poi, l'attore non lavò più), il cigarillo (che lui fu "costretto" a fumare, dando vita ad un "personaggio" inanimato) e (solo nel caso del Monco, in "Per qualche dollaro in più") una fascia in pelle sulla mano destra (perché la usava solo per sparare). Anche il resto dei film, da Sergio Leone in poi, si arricchirono di abiti caratteristici (per es. completo nero per i bounty killers, due stracci sporchi per i peones messicani, ecc.), perfettamente congeniali per ogni personaggio: difficilmente si riscontrarono stonature in questo aspetto.
MUSICHE: E a proposito di stonature (no, neanche in questo caso ce ne sono!) passiamo, dulcis in fundo, alle colonne sonore. Con i film di Sergio Leone viene rivoluzionato anche il modo di comporre musica da film western. Si accantonano le musiche tipiche delle pellicole Fordiane e si passa ad uno stile tutto nuovo. Principale artefice è l'immenso Ennio Morricone, che con Leone strinse un sodalizio artistico eterno (trilogia del Dollaro e Trilogia del Tempo furono accompagnate tutte dalle sue musiche): il compositore romano aggiunse alcuni dettagli che resero uniche le sue western soundtracks: arghilofoni, schiocchi di frusta, scacciapensieri, fischi armonici (eseguiti dal maestro Alessandro Alessandroni, molto bravo in questa tecnica, tanto che Fellini lo soprannominò Fischio) e, non ultimo, il caratteristico assolo di tromba, utilizzato soprattutto nelle scene di duello. I pezzi si mescolavano talmente bene con il ritmo dell'azione, con l'ambiente e le espressioni dei personaggi, da rendere i film dei capolavori a tuttotondo. Oltre a Morricone altri compositori si fecero in seguito valere per le musiche da Spaghetti Western: si pensi a Luis Bacalov, Carlo Rustichelli, Franco Micalizzi, Bruno Nicolai, tutti autori di colonne sonore di buon livello, anche se con saltuari rimandi al guru Morricone, che ormai aveva segnato la via maestra del genere.
Tirando le somme, "Per un pugno di dollari" ha portato a questo: stereotipi, innovazioni, fonti di ispirazione e tanto, troppo altro. E sebbene il genere scaturito fuori sia durato appena 15 anni, lo strascico di citazioni, rifacimenti e rivisitazioni saltato fuori negli anni successivi è stato notevole. "Per un pugno di dollari" ispirò Zemeckis nella realizzazione di II e III capitolo della trilogia "Ritorno al Futuro", Clint Eastwood omaggiò Sergio Leone con il capolavoro "Gli Spietati"(1992), Quentin Tarantino attinse a piene mani dal genere per dirigere i propri film, culminando con "Django Unchained"(2012), considerabile, sotto alcuni aspetti, l'ultimo Spaghetti Western mai uscito. Per non contare tutti gli attestati di stima presentati nel corso degli anni, si può senza dubbio affermare che il Western all'Italiana rappresenta tuttora un pilastro imprescindibile della cinematografia mondiale.
Auguri ancora, ed altri 1000 di questi giorni.
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