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Dialoghi spettinati

Dialoghi spettinati

(14 ottobre 2008) Una delle cose che di tanto in tanto mi capita di fare è "estraniarmi". Di norma, basta una frase letta o sentita da qualche parte…
...per intraprendere una immaginaria discussione con un interlocutore a volte impietoso ed irriverente, ma anche avido di parole e pronto all’ascolto. Qualcuno che cerca di far vacillare le mie certezze, arrivando a farmi sentire inutile ed incapace di reazioni a contrasto degli eventi, oppure qualcuno che vede in me un riferimento, uno con le risposte, uno che abbia la chiave di lettura di quegli eventi. La frase del giorno è di un grande pensatore del secolo scorso, Stanisław J. Lec, e recita “Siamo ottimisti, prima o poi la Terra concimerà un pianeta lontano…” …ecco non riuscirei a trovare un modo più elegante di dire che siamo nella cacca fino al collo…!!! E così, ho pensato di starmene un po’ sulle mie per ritirarmi in un angolino remoto a chiacchierare sul tema: “ma dove stiamo andando a finire?”.

- Che stiamo andando alla deriva è innegabile! Sembra che tutto e tutti abbiano dimenticato quanto fragile sia l’equilibrio che regola la nostra esistenza. L’uomo che sfrutta gli animali, l’uomo che sfrutta la natura, l’uomo che sfrutta l’uomo… addirittura l’uomo che sfrutta i propri figli! Non usiamo più la nostra coscienza, l’abbiamo drogata col welfare …Siamo sull’orlo di un precipizio e ci balliamo sopra bevendo e ridendo… abbiamo gli occhi chiusi e le orecchie tappate, volutamente e tristemente allontaniamo da noi tutto quello che rischia di farci uscire dalle nostre fantasie di benessere…

- Amico mio, così mi dai una mazzata!!! Esistono sì brutture, guerre, crimini immondi, ignoranza ed indifferenza, ma l’uomo come specie sopravviverà! Arriveremo a saturazione, forse ci saranno stravolgimenti e secoli bui, i rimorsi ed i sensi di colpa ci dilanieranno e la nostra generazione sarà maledetta, ma la specie si salverà, ne usciremo! Alla fine ci dovremo pur rendere conto che siamo tutti insieme, fianco a fianco, su un territorio limitato, circondato dal nulla siderale, un territorio da proteggere perché è tutto quello che abbiamo: non ci sono altri posti in cui rifugiarsi.

- Guardiamo ai fatti. La Terra è stata esplorata al 99%, non c’è regione dove non si arrivi, non c’è risorsa che non sia stata individuata, c’è persino chi le ha quantificate per ammonire sugli sprechi, eppure il genere umano nella sua quasi totalità ignora l’appello alla salvaguardia e brucia, consuma, inquina. Esiste solo una cosa che conta, più forte del buon senso, più potente di qualsiasi dottrina di fede. Il denaro. Il denaro ci dà vita facile, tutto si compra, tutto è in vendita. Abbiamo inventato una cosa che non esiste, vediamo le borse perdere il 10% il 20%... il 40%... ma di cosa? Miliardi di euro che non esistevano prima e che ora sono stati volatilizzati perché chi non aveva denaro ne ha ricevuto da chi non avrebbe potuto darglielo, per pagare qualcosa al doppio del proprio valore…

- Scusa, ma non ho capito una sola parola…

- Il denaro è stato inventato per favorire gli scambi, doveva essere solo un intermediario! Qualcosa che ci dicesse: “tot di questo bene equivale a tot di quest’altro” e doveva essere passato di mano in mano solo per praticità. Ad ogni bene veniva associato un valore con il solo scopo di trasformare quel valore in una quantità corrispondente di un altro bene…

- OK, e allora?

- …e allora, oggi si scambia la causa con l’effetto. Il denaro ha preso coscienza di sé, è lui a decidere se un bene ha un valore, non è sufficiente che il bene semplicemente esista e venga realizzato da qualcuno, no! Si è ribellato al suo creatore, ha deciso che lui da solo servendosi di pochi, abili, uomini senza scrupoli e probabilmente senza figli, poteva dispensare ricchezza e povertà… ed ha inventato il “mercato”…! Se prima il denaro esisteva in virtù della realizzazione di un bene tangibile ora è esattamente il contrario!!!

- Ragion per cui, il superfluo è molto più a buon mercato del necessario… ora comincio a capire... Ma come non pensare che questa consapevolezza appartenga anche ad altri? Persone magari in grado di dare voce, concretizzare, proporre, agire! Il genere umano per quanto corrotto non può essere tutto rappresentato dalle mele marce. Sono convinto che pian piano i Governi capiranno, finiranno le collusioni col potere economico, cambieranno le prospettive e si vedranno le cose nel modo giusto! Altrimenti che scopo avremmo a continuare la vita… la natura stessa per proteggersi ci avrebbe resi sterili, non più in grado di continuare la specie, ci saremmo estinti nell’incapacità di avere dei figli ed il resto dell’intero ecosistema planetario, di cui in fondo l’uomo rappresenta una piccola minoranza, avrebbe continuato ad esistere, non credi? Magari una nuova specie avrebbe già preso il nostro posto, una più meritevole… che so: le api!!!

- E chi ti assicura che non finisca proprio così? Abbiamo bisogno di un ricambio, ma qualcosa di un po’ più veloce dell’evoluzione naturale… direi.

- I nostri figli, allora!

- Sì, sarà anche difficile, ma è l’unica strada. Forse non ce ne stiamo accorgendo, ma stiamo compromettendo anche il futuro dei nostri figli. E non solo per tutti i danni di cui abbiamo parlato fino ad ora. Li stiamo privando della volontà di cambiare le cose e della fiducia nelle proprie forze. Si dice che i giovani siano come delle spugne, in grado di assorbire e fare tesoro molto meglio di noi. Ma che cosa stanno assorbendo? Non possono che assorbire quello che noi offriamo loro. E loro potranno anche essere il mezzo per cambiare le cose, ma la spinta deve partire dalla nostra generazione. È nostro compito, in barba ai bombardamenti mediatici, ai falsi idoli, alle promesse di vita facile, insegnare ai nostri figli come gestire eticamente il proprio futuro, dobbiamo dar loro una visione. Non serve a nulla, o quasi, combattere per una causa se poi non riusciamo a trasmettere quella stessa motivazione nei nostri figli, perché la battaglia dovranno concluderla loro! Noi però abbiamo il dovere di iniziarla. Abbiamo bisogno delle future generazioni più del pane e dell’acqua… anzi, tu ne hai bisogno, visto che io non esisto…

- Così forse almeno il loro futuro o magari quello dei loro figli, sarà migliore. Ti credo. Voglio crederti!

Carmelo Primiceri

14 ottobre 2008
Articolo di
carmelo
Rubrica:
Società


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