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L'insostenibile violabilità dell'inviolabile

L'insostenibile violabilità dell'inviolabile

(18 ottobre 2008) Le cinque del mattino e Simona è già in piedi da un'ora. Roma sonnecchia ancora, mentre lei aspetta la macchina dei trasporti per Fiumicino,spostando il peso del corpo da una gamba all'altra. La gonna a tubo blu, lunga al ginocchio e stirata alla perfezione. La giacca duebottoni avvitata. Verde.
Una mano sul foulard annodato davanti allo specchio del bagno in un minuto di abile dovizia. La camicia linda aperta sul collo e la spilletta con la A.
E' stanca Simona ma sarà gentile e impeccabile.
Si muoverà leggera ma sicura anche se lo spazio è stretto e il carrello è pesante.

Simona ha 40 anni e il suo lavoro, che pare un mondo fatato a chi lo guarda nei film, lei lo ama per davvero.
Per otto anni è stata una precaria. In Alitalia.
Senza diritti, senza certezze. L'attesa negata di un futuro immaginabile. Ad aprile 2008 l'attesa sembra finire:viene assunta a tempo indeterminato. Condizione legata ad un tempo mitico eppure a lei, con niente fra le mani dopo 14 estenuanti contratti stagionali, sembra l'inizio della vita vera.
Pensa al futuro.Ora può.Le favole esistono.

Invece qui inizia la lunga discesa verso il tracollo: Alitalia,indebitata e cadente,va sul mercato.
Dopo l'iniziale interessamento di Air France-KLM, ai margini delle elezioni amministrative di aprile 2008, abbiamo assistito al progressivo ritiro delle compagnie straniere dal progetto di rifinanziamento. Interesse scoraggiato dalle manovre propagandistiche da campagna elettorale mosse da entrambi gli schieramenti a favore di un'intoccabile salvaguardia dell'italianità della compagnia di bandiera. E poi,a settembre, ecco arrivare all'improvviso Cai, cordata formata da 16 imprenditori italiani annunciata come salvatrice della patria compagnia dal neonato governo Berlusconi. L'Italia serra le fila contro i Galli e i Lanzichenecchi. Orgoglio patrio e rinascita.

Dunque Simona ritorna nella sua favola?

Materialmente, ecco come cambierà la vita di Simona se a raccontare la sua favola sarà la Cai.
Ore e ore di lavoro per le quali guadagnerà 2,96 euro lordi cadauna e riuscirà forse a pagare un caffè frettoloso e bollente negli scali nebbiosi tra una sosta e un volo.
Guardando fuori,dall'oblò dell'aereo, si chiederà ogni giorno in quale città abiterà domani.
E domani ancora.
L'azienda, per contratto,può infatti decidere con un brevissimo preavviso di 30 giorni di trasferirla ovunque nelle sue basi sparse sul territorio italiano. Certo, il trasloco le sarà rimborsato: 400 euro per gli scatoloni e quei pochi brandelli di esitenza. Sarà Venezia? Milano?Catania? E l'incertezza diviene abitudine. L'improvvisazione diventa consuetudine. L'impossibilità di prevedere quando,dove e per quanto sarà lontana da casa le toglierà ogni possibilità intimistica di creare un privato da custodire, da curare.
Gli altri lo chiamano semplicemente vivere.

E allora? Cosa resta delle divise civettuole che lo stereotipo dell'assistente di volo bugiardamente propone?Cosa rimane dell'illusione degli stipendi stellari,dei posti magnifici che vedrà?
Ecco cosa resta.
Resta un piccolo articolo salvamanger approvato nel decreto Alitalia, atto però a garantire la casta dirigenziale.
Restano le date e le cifre di un salvataggio che sembra un pacco bomba per lo stato e un pacco regalo per Cai.I relativismi a questo punto contano.

Date e cifre. Il lungo e travagliato settembre nero di scioperi e manifestazioni è riuscito a scontentare tutte le categorie aprendo una nuova fase di stallo che si chiuderà il 31 ottobre prossimo. In questa data Cai espliciterà la propria l'offerta e trasformerà Alitalia in una società per azioni.
Solo dopo una iniziale fase di conduzione italiana, Cai valuterà il possibile ingresso di un partner straniero. Lufthansa ha dichiarato i propri intenti di partecipare al progetto con non meno di una cogestione, contraddicendo le indicazioni del presidente del consiglio Berlusconi che prevede solo quote minoritarie per i partner stranieri. Italianità ed etica al primo posto.
L'opzione alternativa e ora più probabile è Air France.La compagnia francese entrerebbe con una quota iniziale del 30% offrendo inoltre il proprio know how ad un consiglio di amministrazione che non ha alcuna esperienza nel settore aereo.

Altri numeri?
Quelli più tristi:gli esuberi.
Per Cai saranno 3250 senza contare i precari. Le assunzioni saranno 12639. Questo vuole dire che l'iniziale proposta di Air France di 2200 esuberi viene ampiamente superata.
Inoltre, la trattativa tra governo Prodi, ministro Padoa-Schioppa e Air France prevedeva invece un investimento immediato di 850 milioni di euro,il mantenimento di Malpensa e la ristrutturazione di Fiumincino oltre alla quota di acquisto di 1 miliardo e 700 milioni entro giugno 2008 per risarcire i debiti dell'azienda.

Air France avrebbe preso good&bad Company.

Cai,dal canto suo,lascia fuori dal progetto quasi 10000 dipendenti, lascia al paese un debito di circa 3 miliardi di euro e presenterà una proposta di forse 400 mila euro.
Quello che prenderà Cai sarà insomma la Good Company.
Lascerà al paese tutto il Bad: l'onere del debito della compagnia,che ripagheremo attraverso tasse e codicilli nascosti in qualche nuova legge ad hoc.Ha già preso allo stato il prestito ponte di 300 milioni di euro concessi dal governo.Lascerà al paese 10000 nuovi disoccupati.

Visto che in fondo, per qualcuno,questa storia è stata una favola?

E della favola costruita per Simona cosa rimane?
Dov'è l'italianità salvaguardata?
Dove l'onore e la dignità di quel diritto costituzionale chiamato lavoro?
Dov'è,in questo quadretto,il diritto al futuro?
Guardate bene scettici e malfidenti.
C'è tutto quanto.
Ma è come la scia degli aerei.
Uno sbuffo di fumo bianco che il più lieve dei venti lo spazza via.E alla fine non ne rimane ricordo.

E' come l'ombra di Simona.
Che sposta il peso del corpo da una gamba all'altra.
Aspettando,come Godot,quell'idea di futuro che non avrà.
GoodBye.

Veronica Turiello

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