Multiversi roundbox
I Rom e l’integrazione degli stranieri

I Rom e l’integrazione degli stranieri

(28 novembre 2008) Leggendo dai giornali di appena una settimana fa sembra che le ansie e le paure degli italiani non siano più gli stranieri o la criminalità ma la crisi che paralizza le economie mondiali. I titoli dei giornali ora riportano a grandi caratteri gli ultimi andamenti delle borse mondiali, o gli stanziamenti dei governi e delle banche centrali per uscire dalla crisi dei mercati
Tutti ci ricordiamo però, che in tempo di campagna elettorale i governi erano già in affanno per risolvere i problemi economici, ma i giornali si concentravano chissà perché sulla questione sicurezza. I Rom e i romeni erano visti come il nemico pubblico numero uno, una caccia alle streghe talmente ostinata da convincere i cittadini italiani che risolto il problema dell’immigrazione il sole sarebbe tornato a splendere sulla nostra splendida penisola. Ora sembra che, magicamente, in pochi mesi il problema sia stato risolto. Le prostitute non esercitano più la loro professione, i criminali sembrano essere solo quelli che vediamo nelle aule dei tribunali nei processi mediatici, e i romeni attraverso una martellante campagna televisiva sembra siano diventati i migliori amici degli italiani.
Nulla però è cambiato, gli stranieri continuano a sbarcare sulle nostre coste, le prostitute dopo un estate passata a nascondersi sono tornate sulle strade, mentre i Rom sono ancora lì dove li avevamo lasciati, cioè nei campi. La via italiana al problema dell’immigrazione è la solita nascondere la polvere sotto il tappeto.
La soluzione si è trovata quindi nel compromesso, fine metodo che solo i politici sanno mettere in pratica. Le prostitute possono continuare il loro lavoro vestendosi un po’ di più (che d’inverno non fa mai male), gli stranieri possono andare tranquillamente a tornare nelle nostre fabbriche sfruttati ma consenzienti, e i Rom sono rimasti nelle nostre città, li hanno solo spostati. Dove vi chiederete? Ai margini delle nostre metropoli, prendi una mappina individua le aree più lontane dai centri storici e il gioco è fatto. I turisti non verranno più borseggiati, le vecchiette potranno andare a ritirare la loro pensione senza essere molestate e i pedoni potranno attraversare le strisce senza paura di essere investiti da qualche zingaro ubriaco.
Qualcuno si chiederà se forse non sia arrivato il momento di risolvere questi problemi piuttosto che schivarli. Innanzitutto sarebbe necessario iniziare a chiamare le cose con il loro vero nome e non generalizzare. Una prostituta è chi vende il proprio corpo di sua spontanea volontà, una prostituta sfruttata è la ragazza che non ha armi per potersi ribellare; un immigrato può venire qua per diverse ragioni, per delinquere, per lavorare o semplicemente per sfuggire dal paese dove è nato. Capire queste differenze ci permettono di inquadrare il problema, sbattere chiunque sia arrivato clandestinamente nel nostro paese in un lager chiamato CPT, non è certo la soluzione più utile alla nostra società. Per quanto riguarda i Rom, quello che investe ubriaco un pedone è un pirata della strada e non un Rom che fa strage; un Rom che ruba è un ladro, e non il solito zingaro che non vuole trovarsi un lavoro; e un Rom che fa affari coi bambini è uno sfruttatore.
Una soluzione potrebbe essere questa, così come loro hanno invaso il nostro paese anche noi dovremmo invadere i campi dove vivono, le gallerie stradali dove dormono, o le case vespai dove riposano sullo stesso letto persone diverse a ore alterne. Un invasione pacifica fatta di medici e volontari, insegnanti e perché no vigili urbani. Schedarli perché è necessario dargli un nome, medicarli perché altrimenti non potranno mai trovare un lavoro, insegnare loro la nostra lingua cosicché si sentano parte di una comunità che li ha accettati e non carne da macello elettorale.
Non è utopia, lì dove abitavo da giovane, zona sud della capitale, esisteva un campo nomadi (campo di Tor de Cenci, visibile dalla Pontina) ben attrezzato con tanto di presidio medico e di vigili urbani a controllare che chiunque entrasse fosse immigrato regolare e in buona salute, altrimenti si sarebbe umanamente provveduto a curarlo e a regolarizzarlo. Una cooperativa si occupava di trovare lavoro ai giovani e altre associazioni portavano i bambini a scuola e li aiutavano a fare i compiti. Di questo esperimento non rimane quasi nulla, i presidi sono stati smantellati e sostituiti con sporadiche retate, alla cooperativa sono stati revocati i fondi e le associazioni si ritrovano un campo ormai ingestibile.
Resta quindi un esempio della fine arte italiana di fare politica, lì dove uno costruisce l’altro smantella, lì dove si inizia un'opera di integrazione seria e utile, l’altro tenta un’altra strada magari quella del trasloco coatto. E tutti torniamo a pensare che forse il vero problema è la crisi, risolto quello il sole tornerà a splendere sulla nostra splendida penisola.

di Alessandro Omodeo

28 novembre 2008
Multiversi Link
CLIMA | CRIMINALITA' | PROSTITUTA |
 © Multiversi Project 
Di link in link verso l'approfondimento
Contattaci
Ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n.62, si dichiara che Multiversi.info
non rientra nella categoria di "informazione periodica" in quanto
viene aggiornato a intervalli non regolari.