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Violentate in casa

Violentate in casa
di Chiara Merlo

“Arrestato a Roma il 19 febbraio un uomo di 56 anni. L'uomo dovrà scontare una pena di 7 anni di reclusione per violenza sessuale e minacce ai danni delle figlie”. Letto da un’agenzia. E i fatti risalgono al 2006.
(19 febbraio 2009) 56enne, italiano… stupratore
Il tema dell’insicurezza percepita anima le discussioni politiche di questi giorni, e radica subdole convinzioni razzistiche nell’opinione fragile della gente.

È ormai da più di un anno che l’argomento viene strumentalizzato a fini elettorali, e non solo, riuscendo a scardinare anche tutte quelle conquiste, poche, fatte in difesa della donna contro i crimini sessuali. Non riuscire a vederla, la donna, come spesso è, vittima del reato sessuale, e non vittima dei rumeni, significa, paradossalmente, non riuscire a identificarne l’autore, neppure in astratto, neppure quando, abusando di statistiche interpretate con faciloneria, l‘autore risulta effettivamente più spesso “riconosciuto” come rumeno e più in generale “categorizzato” come straniero (neanche più necessariamente extracomunitario).


Comunque estraneo…rispetto a questa cultura, la nostra, oramai così abituata a considerare la donna come persona, “vittima debole” invece di questi “primitivi” venuti da altri mondi… Nel volere però così con leggerezza criminalizzare i rumeni, “etichettandoli” come stupratori (rumeni/stupratori e non invece, come è più rispondente alla realtà, stupratori, e poi rumeni, o stupratori e poi emarginati, non integrati, disagiati…) si finisce per gettare nel buio tutte le altre realtà di violenza sessuale perpetrate, per esempio, anche dagli italiani, oppure non solo a danno delle donne italiane (seppure queste ultime vengano considerate bellissime e perciò, secondo eminenti commenti, più a rischio di altre, vittime predisponenti). Violentate nelle loro stesse case, o addirittura perché mogli e figlie del violentatore…assai spesso facili “prede” nelle discoteche della nostra civiltà…o perché “prostitute”, magari proprio rumene (spesso quattordicenni), “costrette” a vendere sesso agli italiani negli angoli lager del nostro paese…


Ma quale perverso interesse suscita questa agenzia appena riportata? A qualcuno è rimasta nel cuore? Si è aperto forse mai un dibattito collettivo e mediatico, spietato, com’è negli altri casi, su quanto siano diventate diffuse, nascoste e terribili le violenze intrafamiliari a danno delle donne, o nelle scuole, imposte da piccoli bulli imitatori di padri brutali, magari vantate via sms…e a prescindere dalla nazionalità di chi le ha compiute? E il fatto che si sia arrivati così tardi, almeno in questo caso, almeno come viene riportato sbrigativamente da questa agenzia che distribuisce questa volta la notizia senza pathos e allarmismi, senza titoloni e sommari in grassetto, a cosa ci fa pensare? Quattro anni di violenza continua (i fatti risalgono al 2006) subita da parte di queste due sfortunate figliole, praticamente “rinchiuse”, all’insaputa della società, in questa loro sorte terribile…continuamente violentate (e minacciate) in casa, per quattro lunghissimi anni. Eppure non si grida all’ergastolo, i sette anni di reclusione appaiono già crudeli evidentemente se non si viene riportati con la propria brutta faccia e con i toni della tragedia sulle pagine dei giornali, cioè più e più volte con gli stessi titoli e gli stessi commenti, a radicalizzare posizioni giustizialistiche e fai da te…come esattamente purtroppo succede contro i rumeni! Gli stereotipi di lombrosiana memoria, teorie modernizzate dell’atavismo e del “delinquente nato”, ci fanno ancora credere che il male stia sempre e comunque nel fondo dell’esistenza di determinati soggetti…e che causalmente sono anche brutti e diseredati. Non potremo mai comprendere che proprio in questo modo avremo voltato le spalle a un pericolo molto più grave…la violenza relazionale.

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