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Suttree di Cormac McCarthy

Suttree di Cormac McCarthy
di Fabrizio Comerci

(06 gennaio 2010) C'è un'esistenza primordiale che prolifera nella melma ai margini dell'indifferente fiume della quotidianità borghese. Un affaccendarsi di parassiti, diseredati e derelitti che scorre parallelo all'umore necrotico del marasma del mondo. C'è un'umanità ai limiti che cerca la soddisfazione di pulsioni primarie e che rincorre la necessità di un oblio dal quale scorie di passato ritornano inesorabilmente a galla. C'è una libertà che è costante fuga da se stessi e riscontro di inadeguatezza per la normalità.
Tutto questo è nell'odissea di Suttree attraverso la scelta consapevole di abdicare a tutto senza rinunciare a rimanere a galla. Finché le forze reggono
È raccontato dalla narrativa lucida, anche quando delirante, di Cormac McCarthty. Narrativa arricchita da un'insolita lirica verbosa, nella quale gli aggettivi, carnosi come funghi proliferati su di un legno marcio, accrescono la vivida sensazione di essere osservatori di una realtà in degenerazione.

Tradotto in Italia dopo trent'anni dalla sua pubblicazione, Suttree (1979) è la quarta opera narrativa, in termini cronologici, del pluripremiato autore americano.
Wesley G. Morgan, professore di Psicologia dell'Università del Tennessee, nel suo studio 'Searching for Sut: A Reader's Guide to Cormac McCarthy's Suttree' e attraverso un reportage fotografico, esplora i luoghi e va alla ricerca dei personaggi descritti dal romanzo, convinto del carattere autobiografico dell'opera che ha come palcoscenico la riva del Tennessee River nei dintorni di Knoxville.

E il sospetto, in effetti, è inevitabile. I protagonisti secondari, così come le comparse, vivono di vita propria con i loro vizi, le loro perversioni e la loro umanità tanto assurda da risultare credibile. Un 'Tortilla Flat' steinbeckiano illustrato con figure a sbalzo a tinte scure. La stessa esistenza da diseredati, la stessa smania di grattar via dal fondo delle tasche il gettone per il viaggio verso la dimenticanza, aiutati dal riflusso dell'alcol.

Non c'è modo di allontanarsi da quel fiume, fisico e metaforico, che riporta sempre tutto al punto di partenza. Non c'è modo di lasciar scorrere poiché tutto ritorna a galla. Sempre con maggior violenza, fino allo schianto della mente e del corpo.

Einaudi ha pubblicato Suttree di Cormac McCarthy nell'ottobre 2009 grazie al magistrale lavoro di traduzione di Maurizia Balmelli. Il prezzo di copertina della prima edizione è decisamente dedicato a chi non sa aspettare.

Ecco un sunto della storia estrapolato dalla trascrizione di una conversazione telefonica intercorsa tra David Foster Wallace e il regista Gus Van Sant. Dice Wallace: «Parla di un tizio che ha toccato il fondo, Cornelius Suttree si chiama, uno che è stato al college ma poi ha praticamente abbandonato tutto per vivere in una casa galleggiante a Knoxville, Tennessee tra la fine degli anni '40 e i primi '50 e tutti i suoi amici, tutto il suo mondo, è fatto di derelitti, ritardati e svirgolati. Sono all'incirca quattrocento pagine della prosa più densa e lapidaria che puoi immaginare su personaggi che sono poco più di idioti funzionali sempre attaccati al collo della bottiglia» (Fonte - Einaudi.it)
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