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Spegni la luce

Spegni la luce
di Veronica Turiello

(20 novembre 2010) Chiusi in camera

Una camera per fare l'amore.
Le dita che si intrecciano, le bocche che si sfiorano e si scambiano l'anima attraverso il gusto. La più intima dichiarazione d'amore passa sul bordo morbido di queste labbra. Mi riconoscerai da come saprò baciarti.


Ti toccherò con la mia bocca, il reciproco immediatamente contiguo della tua. Adesso siamo meno che due e poco più di uno soltanto. Il rumore che senti è il mio cuore, sul tuo sterno. Ci sono io. Ci sei tu. Il mondo? E' un ricordo Sembra difficile ricordarsi del gusto di un bacio in un tempo che diventa liquido in ogni sfumatura. Liquida la paura, liquida la società. Liquidi i sentimenti. Li vedi scorrere mentre ancora tenti di costruirli. Sfuggono fra le dita mentre stai per stringerli. Come se un'alluvione avesse ricoperto tutte le cose. Non ci sei più nelle mie mani. Ho solo piccole pieghe sulle dita. Colpa dell'acqua. Come se un'alluvione avesse ricoperto tutte le cose. Non ci sei più nelle mie mani. Ho solo piccole pieghe sulle dita. Colpa dell'acqua Fra le mille parole usate per descrivere il momento in cui le labbra incontrano altre labbra e aprono la strada ai corpi che si concedono. L'uno all'altro. Si sono cercate immagini, scelte parole. Alcune sono state inventate. Perché Si aspetta. Vogliono una bellezza. Un singhiozzo vitale. Un istinto successivo a quello di essere rimasti in vita. La liquidità che è diventata un eccesso e che finisce per annacquare ogni cosa. Fa che un bacio si cristallizzi sulle copertine di un rotocalco e per nasconderlo o renderelo pubblico devi comprarlo. Nell'uno e nell'altro caso. Che l'acqua che ti circonda è piena di crudeltà e si addensa, si pietrifica, come le catene di Zhang Chuanqiu, così strette attorno ai suoi polsi da essere entrate nel suo corpo. Assorbite dalla gemelli nel grembo delle madri ignorano, cercando un contatto, una carezza, il calore di quell'uno che è diventato per caso un altro da sé. Sono ancora una cosa sola, qui. Vicini alla vita. Prima della vita. C'è chi si tocca con la punta di un dito e si trasmette il calore che altri non sapranno dare in mille anni. Un altro linguaggio. Esiste. Esiste già. E' un cucciolo vagabondo che forse avrà una casa. Se c'è qualcosa che si salverà dalle brutture delle dichiarazioni, delle ricostruzioni e dello scempio mediatico dell'omicidio insensato e terribile della piccola Sarah Scazzi, quello è lo sguardo del meticcio che la seguiva dappertutto. Quel cane che nel giorno della scomparsa della ragazzina, più volte, si fermò nel luogo dell'assassinio. Ora, voto di fiducia alla Camera. Un'altra camera. E' il Parlamento. E' quello italiano. La mia camera è fra le tue braccia. Non un bacio. Ma almeno un abbraccio. Quella comoda stanza “ portatile “ che sanno costruire gli altri, con le loro braccia, quando ne abbiamo bisogno. Era quello che i 10 compagni di squadra avrebbero dovuto offrire a Infanzia dal 14 al 20 Novembre 2010. Scegli un personaggio dei cartoni animati che ti riportano all'infanzia e falla diventare l'immagine del tuo profilo in Facebook. Una stanza dei ricordi per immagine. Una stanza per ricordarci chi siamo stati. Nel tempo dei baci liquidi. La dipinge. Nei suoi tratti decisi e inconfondibili. Piccola ed essenziale. 72 X 90. La camera di Vicent è, nelle sue parole un inferno con quasi niente dentro. Il posto in cui più si sentiva vicino a se stesso e vicino al dolore che lo portò a togliersi la vita. Questa camera verde di Davenne, dell'omonimo film di Francois Truffaut. La celebrazione di chi non c'è più. Della bellezza che non vince sulla morte e lascia la vita. Una camera di foto e candele. Una camera in cui non c'è spazio per la vita. Quando la vita non sa essere più il migliore dei mondi possibili. Camera. Una stanza per sé come quella di Virginia Woolfe. Camera. Vimeo.


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